
Pixies - EP 1/2/3

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Pixies - EP 1/2/3![]()
Fino a quando però non mi sono ricordato della ragione che mi aveva portato a rimettere sul piatto un disco che non ascoltavo da non so più quanti anni.
Perché il dubbio che i Pixies, la band che Cobain adorava e che io ascoltavo per riflesso con un entusiasmo tipicamente da quindicenne fossero uno di quei gruppi che negli anni '90 sfondavano con un singolo monumentale e alla prova del disco si rivelavano inascoltabili era forte, fortissimo: Blind Melon, Soul Asylum, buona parte della carriera dei Cranberries, la lista è infinita. E invece no, andando a scavare tra i solchi oppure lasciandola scorrere la musica è ancora piacevole, porta un po' il peso dei suoi anni però non ha niente a che fare con la bruttezza annichilente di questi EP.
Bruttezza che è pure difficile da spiegare a parole senza tirare in ballo lo stereotipo dell'ascoltatore medio che ascolta i Grizzly Bear, Fleet Foxes e Animal Collective con la camicia infilata nei pantaloni, maglioncino a righe, la borsa da vinili con dentro due riviste inglesi a far compagnia all'ipod e quei quattro peli pubici che porta in faccia spacciati per barba perché pare faccia tanto virile.
So che è orribilmente sbagliato scrivere di musica tenendo come punto di riferimento i fan della stessa; eppure raramente come in questo caso la sensazione è così forte da diventare inevitabile: le canzoni sono un continuo alternarsi di melodie melense da spiaggia californiana e le sue storie agrodolci, cantate in toni alti e infarciti da contrappunti in falsetto con la chitarra elettrica che ogni tanto spunta quasi per caso, se non altro per giustificare il termine indie-rock. Genere che tra l'altro è vagamente rintracciabile nel 3, in cui qualcosa di buono riesce a saltar fuori, anche se va irrimediabilmente perso nell'oceano di mediocrità targata Pixies nuovo millennio. E no, non venitemi a parlare di "maturazione artistica".
Morale: che siate fan o nostalgici, non cascateci anche voi.
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